La gioia di sentirsi presi per mano
Quando Maria conduce, la vita diventa un’avventura divina. Non sai dove ti porta, ma il sentirsi guidati da Lei ti basta...
e ti riempie di gioia.
All’ombra della Madonnina non solo io che stavo nel Santuario, ma anche chi camminava spiritualmente con me e Teresina, facevamo tutti insieme l’esperienza di una particolare presenza di Maria: ci sentivamo sotto il Suo manto, guidati da Lei, come presi per mano. Inoltre in quegli ultimi mesi del ’97 ci siamo trovati a fare un’altra esperienza particolare che esprimiamo con queste parole: abbiamo cominciato ad “inciampare” in Padre Pio. Perché proprio “inciampare?”. Di P.Pio io avevo sentito parlare già negli anni ’60 e poi altre volte, ma non avevo mai avuto a che fare con lui in modo particolare. In India poi ne avevo perso praticamente le tracce. Invece in quei mesi alla Madonnina quasi ogni giorno mi capitava di confessare persone toccate da P.Pio; ma era una cosa strabiliante: su 50 persone che confessavo – pur provenendo dai posti più diversi – 30 mi parlavano di Padre Pio. Il culmine fu poi l’incontro inaspettato e provvidenziale con Anna di Monte Romano, che il 17 Dicembre ’97 mi portò in treno -insieme a pochi altri pellegrini- a S.Giovanni Rotondo da P.Pio.
Lì ho anche conosciuto Fra Modestino e una figlia spirituale di Padre Pio, Lucia Rasciu, che mi lesse nel cuore, mi confermò nella mia missione e mi diede consigli preziosi, che porto in cuore ancora oggi. Con quel pellegrinaggio di un giorno P.Pio è entrato in modo vivo e paterno nella mia vita: ho trovato un Padre che camminava con me.
Intanto si avvicinava il Santo Natale e dopo Natale avremmo dovuto pagare la prima rata del terreno. Quando mi veniva alla mente quel pensiero, subito dicevo: “Mamma Celeste, pensaci tu!”. E Lei ci ha pensato. Infatti, mi pare fosse il 13 dicembre, festa di S.Lucia, mi telefona una Suora (che ben sapeva della nostra difficoltà economica) e mi dice: “Sai, ho trovato un benefattore”. “Davvero?” rispondo io. “Si –continua lei– ero a pranzo con questo signore e gli ho parlato di voi. Al che egli mi ha chiesto: <Ma qual è la somma di cui hanno bisogno?>. <Trenta milioni (di lire)> gli ho risposto. Al che egli mi disse: <Va bene. Mi faccia arrivare gli estremi del loro Conto Corrente Bancario>”. Non ci sembrava vero… ma è così, Maria non delude.
Il giorno dopo mi precipitai ad inviare a quel signore, tramite fax, gli estremi del nostro conto in banca, seguito da una lettera in cui spiegavo il nostro progetto e esprimevo il nostro sincero ringraziamento. Dopo Natale sono sceso in Sardegna per fare la prima “tre giorni” con i primi membri della Comunità a Monserrato, a casa di Salvatore e Paola. Tornati a Civitavecchia, ai primi dell’anno 1998, grazie a quel benefattore trovatoci dalla Suora, con tanta riconoscenza a Maria, abbiamo potuto pagare la prima rata del terreno. Ma le sorprese non erano finite. Sempre grazie a quella Suora, avevo conosciuto, nel mese di novembre, una famiglia di Marcon (VE): Luigino e Zita. Nel febbraio ’98 Zita mi telefona invitandomi a Medjugorie. Ne parlo con Don Augusto (che allora era parroco della Madonnina) e si è aperta la possibilità di andare a Medjugorie. Così con Teresina siamo partiti per il Veneto e, dopo essere stati ospiti a casa di Luigino e Zita, ci siamo aggregati al pellegrinaggio che dal Veneto partiva per Medjugorie.Ricordo ancora il viaggio come fosse adesso. La guerra in Jugoslavia era finita da poco più di un anno; abbiamo attraversato la Slovenia e quasi tutta la Croazia percorrendo la strada interna che attraversava per circa 300 km i luoghi teatro della guerra (all’ora non c’era l’autostrada): case bruciate, chiese diroccate con i segni delle pallottole sui muri, case, carri, arnesi abbandonati… neanche un cane, scene di morte per chilometri e chilometri… poi alla fine l’arrivo a Medjugorie: uno scoppio di vita.
Mi ricordo la conclusione che sgorgò spontanea dal mio cuore: dove c’è il demonio: l’odio, la distruzione, la morte; dove c’è Dio, Maria: l’amore, la pace, la vita.
Quel pellegrinaggio è stata una grazia che non solo mi ha dato una maggior consapevolezza dell’importanza della preghiera che la Madonna ci chiede, ma mi ha anche aiutato ad entrare più chiaramente e decisivamente nel disegno che la Madonna, attraverso di noi, vuole realizzare sull’umanità e a capire meglio anche il messaggio della Madonnina di Civitavecchia: a Medjugorie la Madonna parla con le apparizioni e i messaggi; qui a Civitavecchia Maria ha parlato e continua a parlare con le sue lacrime di sangue e con il segno dell’olio profumato: l’importante è ascoltarLa e rispondere al Suo Amore con la nostra conversione e riportandoLe i figli che non ha più e che satana cerca di portarLe via con sempre nuove tentazioni e stratagemmi. Da quel pellegrinaggio, grazie a Zita e Luigino, è cominciato un contatto e una collaborazione con tanti gruppi Mariani del Veneto, che ci hanno aiutato e tuttora ci aiutano con le loro offerte e con le loro preghiere: questa fraterna collaborazione continua tuttora e si intensifica sempre più data anche la presenza di tante famiglie che camminano con noi e che rendono presente la nostra Comunità in quella regione.
Nelle foto
in alto: Lucia Rasciu e Anna di Monteromano.
al centro: 17 dicembre 1997
con Fra Modestino a S.Giovanni Rotondo.
in basso: Febbraio 1998 - Padre Sergio
e Teresina a Medjugorie