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LA PAROLA
DEL MESE

NELLA MISURA IN CUI PARTECIPATE ALLE SOFFERENZE DI CRISTO, RALLEGRATEVI PERCHÉ ANCHE NELLA RIVELAZIONE DELLA SUA GLORIA, POSSIATE RALLEGRARVI ED ESULTARE”

(1PT 4, 13).

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Un prete con la chitarra a tracolla

“Ma com’è, Padre Sergio e Teresina che vi siete incontrati?
Da quanto tempo state vivendo con i giovani e per i giovani?”
Queste domande saltano fuori sovente, soprattutto dopo un pò di tempo che ci si conosce.


Teresina ci racconta la storia vera di...trent’anni fa.

 

TeresaNel 1978, a San Sperate (vicino Cagliari), avevo un bel gruppo di giovani, la maggior parte universitari. Eravamo guidati da un missionario che successivamente dovette partire, lasciandomi questi giovani. Oltre a questi, avevo un altro gruppo formato da circa cinquanta ragazzi, che avevano terminato la scuola media e che volevano fare il cammino del dopo-cresima, ma non si trovava un sacerdote che mi aiutasse; il parroco era anziano ed un giorno mi disse: "Teresina cerca un sacerdote che ti dia una mano con questi giovani, perché io sono anziano e poi la parrocchia è grande… tu cerca, chiedi in seminario.. vai in nome di Dio". Così cercai in seminario e poi in tutta Cagliari per trovare un sacerdote che mi aiutasse con tutti questi giovani, ma niente. Alla fine decisi di andare dal Vescovo che ben conosceva la nostra situazione.

Fui ben accolta ma quando spiegai quale fosse necessità che avevamo, di trovare un sacerdote, lui mi rispose che dovevamo pregare con fede. Poi mi fece inginocchiare, mi diede la benedizione dicendomi: "Vai in nome di Dio, continua a cercare e vedrai che il Signore ti aiuterà". Scesi dalla casa del Vescovo con le lacrime agli occhi. A Cagliari, poi, incontrai la mamma di un ragazzo che faceva parte del nostro gruppo; era stata ad una Mariapoli ed aveva visto un sacerdote che confessava tanti giovani. Avvicinatasi aveva chiesto ad uno di loro il perché di questa fila così lunga; lui le aveva risposto: "Eh Signora, questo sacerdote ha un dono speciale per i giovani". In quel momento, questa mamma pensò che quello poteva essere il sacerdote di cui avevamo bisogno a San Sperate. Così cominciò a cercare, a chiedere, a telefonare e alla fine venne a sapere che questo sacerdote si trovava a S. Anna di Marrubiu, in provincia di Oristano, dove c'erano dei Padri Somaschi, non riuscì però a sapere il suo nome.

Così ci organizzammo per andare a S.Anna a cercare questo sacerdote; andai a casa di questa signora accompagnata da uno dei giovani del mio gruppo. La signora mandò il marito (si chiamava Sergio) ad accompagnarci e così partimmo. Ad un certo punto vidi che Sergio svoltava verso Oristano, Sergioe subito gli chiesi: "Ma non stiamo andando alla Parrocchia S. Anna di Cagliari?" e lui: "No, stiamo andando a s. Anna di Marrubiu, ci vorrà un'oretta!". Io mi preoccupai, perché a mia madre avevo detto che sarei tornata presto, ma lui mi rassicurò dicendomi che avremmo fatto in fretta avendo una macchina veloce. Arrivati a metà strada iniziò un temporale come non si era mai visto da quelle parti; tutte le automobili si fermavano, soltanto noi continuavamo a camminare, anche se lentamente. Arrivati a Uras sembrava che da un momento all'altro il temporale ci portasse via la macchina, col gran vento che soffiava. Allora io gli dissi: "Sergio, qui c'è lo zampino del demonio che con questo temporale ci vuole fermare". E cosi incominciammo a pregare tutti insieme e pian piano arrivammo a S. Anna di Marrubiu. Era una borgata deserta, di case sparse; sembrava abbandonata da Dio, infatti nel chiedere informazioni trovammo non poche difficoltà, perché non tutti parlavano il sardo e riuscimmo ad arrivare alla chiesa solo dopo che qualcuno ci indicò il campanile. Entrammo in un salone accanto alla chiesa e subito spiegammo, alla persona che ci venne incontro, che stavamo cercando un sacerdote, di cui non conoscevamo il nome, che era stato alla Mariapoli. Lui rispose dicendo il suo nome (padre Giacomo) e che alla Mariapoli c'era stato anche lui. Ci invitò in casa dicendo che avrebbe chiamato gli altri, così che, avremmo potuto trovare quello che cercavamo.

Così ci fece accomodare in casa e ci presentò un altro sacerdote che era stato alla Mariapoli. Io dissi: "Non credo che sia lui perché mi hanno detto che era un tipo un po' alto". A un certo punto venne il Superiore e Padre Giacomo gli spiegò tutta la situazione dicendo che mancava ancora un altro sacerdote che era stato alla Mariapoli. E il Superiore ci disse: "Forse l'altro sacerdote è uscito, perché sono passato adesso in camera sua e non c'era". Non sapevamo più cosa fare, quando ad un certo punto ecco che scese questo sacerdote, con i capelli ancora bagnati (non lo trovavano perché era sotto la doccia) ed io subito sentii dentro di me che era lui e dissi alla persona che ci aveva accompagnati: "Sergio, è questo!" Il sacerdote subito disse: "Anch'io mi chiamo Sergio". Allora io gli chiesi se fosse stato alla Mariapoli e alla sua risposta affermativa gli spiegai di come la mamma di un ragazzo del mio gruppo, fosse rimasta meravigliata dalla fila di giovani che c'era davanti al suo confessionale quel giorno e che aveva pensato che forse ci avrebbe potuto aiutare con il nostro gruppo. Padre Sergio rispose che effettivamente lui lavorava con i giovani, ma subito mi chiese: "Il suo parroco lo sa che lei è qui?". Io un po' risentita gli risposi: "Certo che il mio Parroco lo sa! Mi ha mandato perfino a Cagliari a cercare aiuto!" e gli raccontai tutta la storia. Lui mi ascoltò e poi disse: "Ma si rende conto che io per venire a Cagliari dovrei fare 100 km quando anche qui è pieno di giovani che hanno bisogno di essere seguiti?". In quel mentre arrivò il Parroco e fece a Padre Sergio: "Ma non avete offerto niente a questi signori? Va a prendere un po' di vernaccia, della malvasia…". E così, mentre padre Sergio uscì dalla stanza, dissi ai miei accompagnatori: "Scusatemi ma voi non mi state aiutando! Io sento che in qualche modo questo sacerdote potrebbe venire…". "E cosa possiamo fare?" risposero loro. Io insistetti "Preghiamo con fede" e iniziammo a recitare dei "Gloria al Padre…".

Quando Padre Sergio tornò con le bottiglie, ci trovò a pregare, si unì a noi e poi ci chiese il motivo per cui pregavamo. Io con le lacrime agli occhi spiegai che stavamo pregando affinché lui potesse venire a darci una mano con i nostri giovani. Lui rimase un po' perplesso, ci offrì da bere e salì a prendere l'agenda. Salendo incontrò il Superiore e gli chiese: "Cosa ne pensa, Padre, è bene che vada a San Sperate anche se è così lontano?" E lui rispose: "Se puoi, và".

Padre Sergio tornò con un'agenda piena zeppa di impegni. Era il mese di novembre del 1978, e l'agenda era segnata fino a marzo dell'anno dopo. Poi, sfogliandola nuovamente, disse: "Forse potrei venire da voi per una volta domenica 7 gennaio". "Va bene" rispondemmo: "Noi l'aspettiamo". Fissata la data del 7 gennaio 1979, ringraziammo e ripartimmo per San Sperate. Quando lo dissi ai ragazzi furono pieni di gioia, anche se io dissi loro che sarebbe venuto una volta soltanto. Ma, il sabato precedente l'incontro, le suore di San Sperate mi telefonarono per dirmi che non potevano più darci la sala per l'incontro. Io ero disperata perché avevo già avvisato dell'incontro tutti i ragazzi. Non sapevo come fare, ed in lacrime stavo ritornando a casa quando incontrai una mia nipote che mi chiese il motivo per cui stavo piangendo. "Non ci danno più la sala per l'incontro" risposi io. Allora mia nipote disse: "Adesso chiederò a papà (un fratello di Teresina) se ci lascia usare il giardino della nostra villetta in campagna per l'incontro". Quando arrivai a casa il telefono squillava, era mia nipote: "Zia, papà ci dà il posto però bisogna trovare le macchine per arrivarci". I ragazzi erano tanti ed allora non è che ci fossero molte automobili. Ed ecco che Sergio, la persona che ci aveva accompagnato a cercare il sacerdote, si offrì, nonostante quella domenica ci fosse il divieto di circolazione, di accompagnare i ragazzi con il suo camion. Arrivò la domenica, e tutti i ragazzi, con il pranzo al sacco, salirono sul camion e passarono cantando per il paese, tutti affacciati a salutare la gente; ad un certo punto ci fermò il vigile, chiedendo al conducente: "Lei lo sa che i camion oggi non possono viaggiare?". "Io non stò viaggiando - rispose Sergio - sto facendo un opera di carità verso questi giovani" e spiegò al vigile tutta la faccenda. Alla fine disse: "Se mi vuole mettere la multa lo faccia pure, ma sappia che io questa cosa la sto facendo per Dio!". "Allora anch'io faccio un'opera buona per Dio - rispose il vigile - Và e non dire che mi hai incontrato!". E cosi finalmente arrivammo nel giardino di questa villetta in attesa di questo sacerdote. Quando i ragazzi lo videro scendere dalla "500", vestito come loro, con la chitarra a tracolla, rimasero a bocca aperta; erano abituati con l'anziano sacerdote con la tonaca fino ai piedi e quindi fu una vera sorpresa. Poi, Padre Sergio, cominciò a suonare e cantare insieme a loro, tanto che subito i ragazzi, se ne innamorarono; quindi iniziò la catechesi ed io registrai tutto l'incontro. Il pomeriggio, alla fine dell'incontro, ecco che arrivarono tutte le mamme per la messa (celebrata nel giardino), con i regali per il sacerdote: cassette di frutta, torte, uova, fiori, ostie da consacrare…la macchina di Padre Sergio non ne poteva più, era colma di ogni ben di Dio! Quando arrivò il momento del congedo, io salutai Padre Sergio ringraziandolo, ma mentre si allontanava dissi: "Tanto io so che tu tornerai!". E così, tutte le domeniche, continuai ad incontrare questi ragazzi, e ogni volta ascoltavamo dei pezzi della catechesi che avevo registrato; essi cominciarono a vivere le cose che Padre Sergio aveva spiegato, scrivendo le loro esperienze, che puntualmente gli mandavamo. Padre Sergio, vedendo da queste esperienze tutta la voglia di vivere e di cercare Dio di questi ragazzi, non ebbe più il coraggio di lasciarci e mi chiamò per telefono, dicendomi che sarebbe tornato ancora.
E fu in questo modo che cominciammo il nostro cammino con Padre Sergio.

Continua ...