Dalla Sardegna... all'India
“Come mai Padre Sergio e Teresina siete finiti in India?”.
Teresina continua a raccontarci la storia vera del ...suo cuore giovane, esperienza d’amore che non ha confini.
Dopo che i nostri giovani, nel 1982, hanno continuato il loro cammino formando un solo gruppo, sono seguiti anni molto belli, impegnativi e fruttuosi, in cui tutti questi giovani hanno raggiunto pian piano l’età di andare all’Università, che però si trovava a Cagliari.
Per poterli seguire meglio Padre Sergio, nel 1985, ha cominciato a prospettare ai suoi Superiori la possibilità di aprire un Centro Giovanile a Cagliari, offrendo così anche ai seminaristi la possibilità di frequentare la facoltà di Teologia di Cagliari, senza viaggiare tutti i giorni.
Così nel 1986 siamo scesi da S. Anna di Marrubiu, in provincia di Oristano, a Cagliari-Elmas, in una casa nelle vicinanze dell’aeroporto.
Già a S. Anna, il pomeriggio di ogni primo sabato del mese, avevamo cominciato a fare un incontro, che avevamo chiamato “Sabato Giovane”, aperto ai giovani che ci volevano conoscere. I nostri ragazzi preparavano lo spettacolo fatto di canti, mimi, scenette, esperienze, ecc. … ed era sempre una cosa meravigliosa vedere il loro impegno ed i frutti che sbocciavano. Scesi a Cagliari, abbiamo portato anche “Sabato Giovane” a Cagliari; dapprima, non avendo noi una struttura disponibile, lo abbiamo realizzato nel teatro di qualche Parrocchia; poi pian piano, siamo riusciti a farlo nella nostra Comunità, in una cupola-tendone montata appositamente per gli incontri.
In circa 10 anni di lavoro attento e costante, da questi gruppi sono sbocciati 13 ragazzi che sono diventati sacerdoti o missionari; 17 ragazze che si sono consacrate a Dio e tante belle famiglie cristiane che portano nel mondo l’amore di Dio.
Già dal 1987 erano stati affidati a Padre Sergio dei seminaristi indiani, al che Padre Sergio aveva voluto andare in India per rendersi conto della loro situazione. Lì aveva capito che era importante formarli in India prima che venissero in Italia; per questo aveva preparato i passi per poter comprare un terreno a Bangalore dove costruire una casa di formazione. I Superiori accettarono tale proposta e nel 1988 Padre Sergio accompagnò in India un altro Padre, che rimase lì a costruire la casa e a cominciare con un gruppo di seminaristi. Padre Sergio invece ritornò a Cagliari nel Centro Giovanile.
Nel 1992 i Superiori proposero a Padre Sergio di partire per l’India come maestro dei novizi che nel frattempo erano cola’ cresciuti.
Padre Sergio invitò anche me ad andare in missione, ma io ero un po’ titubante poiché non sapevo come fare a dirlo alla mia famiglia, in quanto essendo tutti i miei fratelli e sorelle sposati, avrei lasciato soli i miei genitori ormai anziani. Pensando poi al fatto che ero una consacrata e che quindi la mia vocazione era quella di andare verso i più poveri, i lontani, verso coloro che non avevano avuto la grazia, come me , di conoscere Dio, mi feci coraggio e lo dissi ai miei genitori. Mia mamma in lacrime mi disse: “Figlia mia, io non ho mai fermato nessuno per le proprie scelte. Certo mi dispiace ma tu non preoccuparti, segui la tua strada, fai le cose per bene. Avevi sempre desiderato di andare in missione e adesso è arrivato il momento. Dio ti benedica”.
All’arrivo in India non sapevo bene cosa dovessi fare e ad un certo punto dissi a Padre Sergio: “Guarda che io non sono venuta fin qui solo per questi seminaristi che avete cresciuto, io sono venuta anche per aiutare i poveri”. E così la domenica andavamo nelle baraccopoli per incontrare i poveri lì dove essi abitavano. Mi sentivo affascinata da loro, sembrava che il mio posto fosse questo. Cominciammo così a giocare con i bambini. Ce ne erano di tutte le religioni: indù, mussulmani, cristiani… ma per noi erano tutti uguali. Questi cinque anni trascorsi in India sono stati i più belli della mia vita… mi sono dedicata ai poveri anima e corpo, avevamo allestito, in una casetta, una stanza dove curavo i malati, soprattutto quelli affetti da scabbia. Padre Sergio mi mandava, insieme ad alcuni seminaristi, due volte alla settimana. Loro mi aiutavano soprattutto come interpreti per comunicare con gli indiani in quanto i poveri non usavano l’inglese ma la lingua locale. C’erano tanti bambini che non avevano la fortuna di andare a scuola, perché le loro famiglie erano poverissime. Sentimmo di chiedere ai tanti italiani che conoscevamo, di aiutarci a mandare a scuola questi bambini. Poi siamo andati da una comunità di suore che era vicino a noi e che aveva la scuola e dopo aver parlato con loro si dimostrarono contente di accogliere questi bambini purché fossero costanti nell’impegno.